Ailanto, Albero del Paradiso, Sommacco falso (Tree of Heaven)

Ailanto, Albero del Paradiso, Sommacco falso (Tree of Heaven)

Nome scientifico
Ailanthus altissima (Mill.) Swingle

Famiglia
Simaroubaceae

Ordine
Sapindales

Classe
Magnoliopsida

Nome / nomi comuni
Ailanto, Albero del Paradiso, Sommacco falso (Tree of Heaven)

Nota descrittiva
Una notevole adattabilità ai terreni poco fertili, una rapida germinazione, una fruttificazione abbondante e un tasso di crescita tra i più rapidi in natura rendono lailanto uno degli alberi invasivi più dannosi al mondo. A livello europeo la maggior parte delle popolazioni colonizza stazioni urbane o rurali caratterizzate da un elevato disturbo antropico e i margini delle vie di comunicazione a basso valore ecologico. In genere il controllo della specie negli spazi verdi urbani risulta spesso problematico e costoso: le radici possono provocare danni a infrastrutture rompendo lasfalto e insinuandosi in pozzi o in canalizzazioni. Nelle città mediterranee lailanto rappresenta un problema per la conservazione degli edifici e dei monumenti storici: in Italia è considerata la specie invasiva con il più alto potenziale distruttivo relativamente al patrimonio archeologico.

Descrizione morfologica
Albero deciduo a rapida crescita che può raggiungere 20(-30) m di altezza, con portamento eretto e ramificazione espansa. Scorza chiara, grigiastra, liscia, screpolata e fessurata longitudinalmente negli esemplari più vecchi. Rametti dell'anno bruno-rossicci, tomentosi, con numerose lenticelle e cicatrici fogliari. Gemme cupuliformi con perule finemente pelose. Legno giallo-chiaro, compatto, ma piuttosto leggero e fragile. La pianta emette vigorosi polloni radicali soprattutto dopo il taglio. Foglie alterne, imparipennate, picciolate, lunghe 40-60 cm, glabre, verdi-scure e un po’ lucide almeno da giovani, con 6-12 paia di foglioline (2-4 x 5-7 cm) ovato-lanceolate, lungamente acuminate all'apice, alla base asimmetriche e a volte irregolarmente dentate, munite di una ghiandola scura con odore sgradevole se stropicciata. Infiorescenze generalmente unisessuali, disposte in ampi racemi terminali di 10-20 cm, con piccoli fiori a simmetria raggiata di color verde-giallastro, larghi 5-7 mm, molto più numerosi nelle infiorescenze maschili. Sepali 5(-6), embriciati, minutissimi, di 0,8-1,6 mm. Petali 5(6), di 2,2-4,5 mm, patenti, ispidi alla base. Stami 10, con filamenti pelosi alla base, più lunghi dei petali nei fiori maschili, nei fiori femminili più corti e sterili (staminodi). Ovario supero con 5 carpelli liberi monospermi. Stili fusi tra loro. Stimma pentalobato. Il frutto è una polisamara costituita da 1-5 samare alate di 3-4 cm, oblungo-lanceolate e sinuate, rossicce da giovani, papiracee a maturità e persistenti in inverno sulla pianta. Contengono al centro un unico seme appiattito, bruno-giallastro o rossastro. Impollinazione: entomogama. Disseminazione: anemocora.

Nota ecologica
Cresce in tutta Italia presso gli abitati, lungo le vie, in prati abbandonati ove ritarda la ricostituzione dei boschi, al di sotto della fascia montana. L'invasività è dovuta soprattutto all'enorme numero di semi prodotti, circa 7000 semi per kg di biomassa e più di un milione per anno (Weber, 2003), alla sostenuta riproduzione vegetativa per polloni e all'eliminazione della concorrenza per allelopatia. Forma biologica: fanerofita scaposa. Periodo di fioritura: giugno-luglio.

Contestualizzazione nella problematica ambientale della campagna
L'ailanto fu introdotto dalla Cina nel 1760 per avviare l'allevamento di un nuovo baco da seta (il baco tradizionale era decimato da catastrofiche epidemie); l'allevamento non ebbe successo, ma l'ailanto si diffuse a tal punto che, agli esordi dell'era industriale, incominciò a dimostrarsi altamente aggressivo, giungendo oggi a occupare uno dei primi posti nella classifica mondiale delle specie invasive e il primo posto nelle liste nere dei territori a clima temperato: gli alberi giovani si accrescono velocemente impedendo alle altre specie di accaparrarsi dosi vitali di luce e di spazio; tossine prodotte dalla corteccia e dalle foglie si accumulano nel suolo inibendo la crescita di altre piante; il sistema radicale può provocare gravi danni alle opere murarie e ai monumenti sgretolandoli poco per volta; le foglie emanano un odore sgradevole per la presenza di formazioni ghiandolari alla base della lamina, mentre semi e scorza sono tossici. L'eradicazione dell'ailanto diventa molto complicata una volta che l'apparato radicale si è installato nel terreno: la pianta è in grado di resistere al fuoco e al trattamento chimico. Il taglio dei fusti è addirittura un aggravante visto che ne stimola la pollonazione. L'unica misura efficace potrebbe essere la rimozione totale della pianta, radici comprese, ma è pressoché impossibile applicarla su vasta scala. Studi per perfezionare un rimedio biologico sono in corso di approfondimento. Il nome generico, come riferisce Desfontaines, autore del genere, deriva da un termine cinese antico che significa 'albero del cielo' o 'albero che può raggiungere il cielo', concetto ripreso nel nome specifico.

Specie simili
Ailanthus altissima (Mill.) Swingle

Caratteristiche distintive
Foglie alterne, con 13-23 foglioline a margine intero o con 1-4 denti per lato. Pianta senza latice

Specie simili
Fraxinus excelsior L.

Caratteristiche distintive
Foglie opposte con 7-13 foglioline a margine con 8-12 denti per lato. Pianta senza latice

Specie simili
Rhus typhina L.

Caratteristiche distintive
Foglie alterne, con 13-31 foglioline a margine con 8-12 denti per lato. Pianta con un latice biancastro

 

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LIFE13 ENV/IT/842

Progetto CSMON-LIFE, Cofinanziato dalla Commissione Europea nell’ambito del Programma LIFE+.