Fitolacca americana, Cremesina uva turca, Uva da colorare, Uva turca, Vite di Spagna, Spinacio della Virginia (Pokeweed)

Fitolacca americana, Cremesina uva turca, Uva da colorare, Uva turca, Vite di Spagna, Spinacio della Virginia (Pokeweed)

Nome scientifico
Phytolacca americana L.

Famiglia
Phytolaccaceae

Ordine
Caryophyllales

Classe
Magnoliopsida

Nome / nomi comuni
Fitolacca americana, Cremesina uva turca, Uva da colorare, Uva turca, Vite di Spagna, Spinacio della Virginia (Pokeweed)

Nota descrittiva
Usata dai nativi americani come antireumatico, oggi la fitolacca americana è una pianta invasiva presente in tutta Italia. Colonizza stazioni ruderali e contesti semi naturali come ad esempio i margini boschivi. I suoi maggiori impatti sono dovuti alla presenza nei suoi tessuti di sostanze dal forte potere tossico per uomini e animali. Al fine di limitarne la diffusione vengono raccomandate tutta una serie di misure preventive e gestionali da applicare in ambito cantieristico, agricolo e urbano. Terreni dotati di buona copertura vegetale e aree naturali con elevati livelli di biodiversità contrastano in maniera efficace l'avanzare di tutte le specie aliene, fitolacche comprese. Curiosità: diverse specie di Phytolacca presentano un insolito chimismo che è stato sottoposto a indagine scientifica nella speranza di individuare nuove droghe anti-AIDS ed è stata isolata dalle foglie di Phytolacca. americana, una proteina PAP (pokeweed antiviral protein) che è attualmente usata per inibire la replicazione del virus HIV nelle cellule umane. 

Descrizione morfologica
Pianta erbacea perenne, vigorosa, alta fino a 3 m, con grosso fittone orizzontale, fusiforme a polpa bianca; fusti eretti di colore verde chiaro e spesso rossastro, a sezione cilindrica, ramificati, lignificati alla base, succulenti in alto, glabri; rami subcilindrici; di colore dal verde chiaro al rosso violaceo, colore che diviene dominante con l'avanzare della stagione. Le foglie, brevemente picciolate (1-2 cm), sono alterne, lunghe 10-25 cm e larghe sino a 10 cm, ovali-lanceolate con margine intero o ondulato, base troncata o cordata e apice acuto, spesso mucronato; la pagina superiore di colore verde chiaro brillante, tende ad ingiallire nelle stazioni esposte al sole, quella inferiore è verde opaca con nervature prominenti, spesso di colore rossastro. Infiorescenza a racemo, opposto alle foglie, lungo 10-15 cm, eretto, talvolta pendulo a maturità, con asse arrossato. Fiori piccoli di colore bianco o bianco verdastro, poi rossiccio, senza petali, ermafroditi, hanno perianzio composto da 5 elementi sepaloidi, persistenti; 10 stami eretti; ovario supero verdastro costituito da 10 carpelli concresciuti al centro del fiore, stili brevi e persistenti. I frutti su peduncoli rosati, sono riuniti in grappoli persistenti e diventano penduli a maturazione per un graduale incurvamento dei peduncoli verso il basso; sono polibacche dal diametro di circa 1 cm, esteriormente rigate, prima di colore verde, poi porpora scuro tendente al nero, lucide, globose ± appiattite, hanno la forma di una piccola zucca marcata da 10 coste corrispondenti ai 10 semi contenuti all'interno. I semi di forma lenticolare, sono neri e lucidi.

Nota ecologica
Cresce in tutto il territorio italiano tra il livello del mare e i 400 m in terreni incolti, campi, giardini, ambienti ruderali, terreni freschi e ricchi di humus e lungo margini di strade, rive dei corsi d'acqua e massicciate ferroviarie. Con l'avvento dell'inverno la porzione aerea della pianta va incontro a morte ma ad ogni nuovo anno l'apparato radicale ne permette la rigenerazione emettendo nuovi fusti avventizi. La riproduzione avviene solo per seme: all'interno delle caratteristiche bacche scure vi sono presenti una gran quantità di semi che vengono dispersi in ambiente dalle numerose specie ornitiche che se ne cibano. Non è noto quanto tempo possono perdurare i semi al suolo. Forma biologica: geofita rizomatosa. Periodo di fioritura: luglio-ottobre.

Contestualizzazione nella problematica ambientale della campagna
Specie neofita originaria delle zone temperate degli USA e del Canada e introdotta in Europa verso la metà del XVII secolo come pianta da giardino e per le proprietà coloranti delle sue bacche. In Italia è stata coltivata probabilmente a partire dal 1642 in Veneto presso l’Orto Botanico di Padova e poco dopo nel bolognese. Phytolacca americana è considerata una onnipresente pianta infestante degli ambienti a forte disturbo antropico ma i suoi effetti sembrerebbero essere mitigati dalla sua tendenza di colonizzare i siti target con individui isolati senza formare popolamenti monospecifici. Tutte le parti della pianta, specialmente le radici, contengono saponine e ossalati che, se ingeriti crudi o con cottura inadeguata, possono condurre al decesso. Tra le azioni più efficaci da seguire per ridurne l'espansione vi è, in ambito edile, la gestione oculata e il trattamento specifico delle terre da riporto e, in ambito commerciale, il divieto di utilizzo della pianta per scopi ornamentali; anche uno smaltimento dei residui della pianta che non preveda un incenerimento cautelativo può rivelarsi rischioso. Il nome generico deriva dal greco "phytón" = pianta e dall'indi "lakh" = un colorante estratto da un insetto, dalla tinta simile a quella violacea del succo contenuto nelle bacche della pianta; l'epiteto specifico indica il continente d'origine.

Specie simili
Phytolacca americana  L.

Caratteristiche distintive
Portamento erbaceo. Racemi talvolta penduli. 

Specie simili
Phytolacca dioica  L.

Caratteristiche distintive
Portamento arboreo. Racemi sempre penduli.

Avatar image
Avatar image
Avatar image
LIFE13 ENV/IT/842

Progetto CSMON-LIFE, Cofinanziato dalla Commissione Europea nell’ambito del Programma LIFE+.