Euforbia prostrata (Prostrate sandmat)

Euforbia prostrata (Prostrate sandmat)

Nome scientifico
Chamaesyce prostrata (Aiton) Small syn Euphorbia prostrata Aiton

Famiglia
Euphorbiaceae

Ordine
Malpighiales

Classe
Magnoliopsida

Nome / nomi comuni
Euforbia prostrata (Prostrate sandmat)

Nota descrittiva
L’euforbia prostrata è una specie introdotta dall'America tropicale, oggi diffusa in tutta l'Europa meridionale e presente come avventizia in tutte le regioni d’Italia. Colonizza stazioni calde disturbate e sottoposte a calpestìo, su suoli molto primitivi come nelle fessure di pavimentazioni stradali. Rara in contesti naturali. In alcuni casi, quali ad esempio contaminazioni di impianti vivaistici, il controllo della specie richiede trattamenti specifici molto costosi. Tutte le euforbie sono caratterizzate dalla presenza di un lattice bianco che ne rappresenta sia il principio tossico che quello interessante per diverse applicazioni. La pianta è fortemente irritante e può scatenare reazioni allergiche ma trova larga impiego come medicamento nella medicina tradizionale e popolare di tutte le aree del mondo. Le foglie consumate crude o sotto forma di impacco vengono usate come antidoto alle punture di vespa e al veleno di scorpione, contro il mal di testa, il mal di stomaco, la dissenteria, i calcoli renali. Decotti di parti della pianta venivano impiegati come agente anti-abortivo e come sollievo ai dolori mestruali.

Descrizione morfologica
Pianta annua dotata di abbondante lattice, alta sino a 40 cm; forma fitti tappeti caratterizzati da gambi prostrati, leggermente pubescenti, di colore viola pallido, intervallati regolarmente da coppie di foglie opposte. Foglie lunghe 3-11 mm, larghe 2-6 mm, nettamente oblunghe o ovate-oblunghe con apice arrotondato e finemente dentellato, di colore verde opaco in pagina superiore, occasionalmente giallo, e verde pallido in pagina inferiore, venatura palmata. Piccioli ridotti o assenti. Dalle ascelle di ogni paio di foglie si sviluppano gruppetti di 1-4 infiorescenze: ciascuna infiorescenza, grande circa 2 mm, è costituita da un ciazio verde a forma di coppa portato da un breve gambo e contenente un unico fiore pistillato che lungo il bordo superiore, presenta quattro ghiandole nettarifere rosse munite di appendici petaloidi biancastre. Il frutto è una capsula liscia di colore verde che a maturazione tende ad assumere colorazioni rossastre ai lati; è costituita da tre camere interne, ciascuna contenente un singolo seme irregolarmente rugoso di colore marrone o giallo tenue.

Nota ecologica
I terreni sabbiosi sono il sito di crescita preferenziale di Chamaesyce prostrata, che si sviluppa facilmente anche su colline rocciose, ghiaioni, ai margini delle strade, lungo le linee ferroviarie, o in generale in aree sottoposte a disturbo antropico e ben soleggiate. Le popolazioni in accrescimento possono dare luogo a fitte stuoie che si espandono radialmente sulla superficie del suolo. La riproduzione avviene solo per via sessuale. I semi vengono dispersi nel suolo e nei prodotti agricoli mediante disseminazione anemocora (vento), idrocora (acqua) e tramite lo spostamento di veicoli meccanici. Forma biologica: terofita reptante. Periodo di fioritura: giugno-novembre.

Contestualizzazione nella problematica ambientale della campagna
Chamaesyce prostrata è una pianta originaria delle zone tropicali e subtropicali dell'America da dove si è diffusa in altre aree calde o moderatamente calde, caratterizzate da habitat soggetti a calpestìo. La prima presenza nel Mediterraneo (Francia, Italia e Portogallo) viene registrata nei primi anni del XX secolo. Da allora la specie è stata naturalizzata nella fascia europea compresa tra il Portogallo e la Grecia, come pianta ruderale. In Italia i primi ritrovamenti di Chamaesyce prostrata sono stati registrati nel 1985 e riguardano aree del Centro e del Nord-Est. I semi di euforbia possono germinare entro 5 giorni dalla semina e le plantule raggiungono la maturità in circa quattro settimane. Questo tasso di crescita così elevato richiede elevate quantità di nutrienti che vengono sottratte alle altre specie vegetali limitandone la propagazione. Le euforbie sono caratterizzate in tutte le loro parti dalla presenza di un lattice bianco contente un principio tossico con forte potere irritante. Anche se i meccanismi dell'azione tossica sono ancora in corso di approfondimento, gli effetti nocivi della pianta sono noti da lunghissimo tempo: il lattice delle euforbie provoca dolorose irritazioni alla pelle, sottoforma di vere e proprie ustioni e piaghe "chimiche"; è particolarmente irritante per gli occhi, dove procura gravi lacerazioni che possono portare a cecità permanente. Questi effetti particolarmente nocivi sono dovuti alla presenza di quantità variabili di derivati del forbolo nel lattice. Questi terpenoidi rappresentano i più potenti agenti irritanti conosciuti, e sono usati nella ricerca biomedica per indurre stati infiammatori. Le sostanze tossiche delle euforbie possono infine essere accidentalmente ingerite dagli animali da pascolo provocando pericoli avvelenamenti del latte. Il nome generico in greco significa 'fico strisciante' e allude al portamento della pianta ed al fatto che, come il fico, produce lattice; il nome specifico si riferisce ai fusti prostrati. Il lattice delle euforbie è molto ricco anche di idrocarburi e, ai tempi della grande crisi petrolifera degli anni settanta del secolo scorso, queste piante furono prese in considerazione come fonte vegetale per la produzione di bio-combustibile. In particolare, furono avviate coltivazioni intensive di Euphorbia lathyris e progettati impianti petrolchimici per la conversione di questa pianta in combustibili. Anche se la riduzione del prezzo del petrolio impedì la realizzazione di questo progetto verde, lo studio sperimentale servì da apripista per la realizzazione di impianti simili negli anni successivi. Ne sono un esempio le attuali coltivazioni in diversi paesi tropicali di Jatropha curcas, una parente stretta delle euforbie.

Specie simili
Chamaesyce prostrata (Aiton) Small 

Caratteristiche distintive
Steli di colore violaceo e parzialmente pubescenti. Le foglie misurano circa due volte in più della larghezza, non macchiate. Le capsule mature si trovano al di sotto di foglie poste su un gambo eretto e portano peli solo intorno ai tre angoli. 

Specie simili
Chamaesyce maculata (L.) Small 

Caratteristiche distintive
Steli di colore verde o rossastro e pubescenti. Le foglie misurano circa tre volte in più della larghezza e presentano una macchia di colore rosso scuro al centro. Le capsule mature si trovano al di sotto di foglie poste su un gambo curvo e presentano peli abbondanti. 

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LIFE13 ENV/IT/842

Progetto CSMON-LIFE, Cofinanziato dalla Commissione Europea nell’ambito del Programma LIFE+.