Gaggia, robinia, Acacia, Cascia, Falsa acacia, Falsagaggia (Black locust)

Gaggia, robinia, Acacia, Cascia, Falsa acacia, Falsagaggia (Black locust)

Nome scientifico
Robinia pseudoacacia L.

Famiglia
Fabaceae

Ordine
Fabales

Classe
Magnoliopsida

Nome / nomi comuni
Gaggia, robinia, Acacia, Cascia, Falsa acacia, Falsagaggia (Black locust)

Nota descrittiva
La robinia è sicuramente una delle piante esotiche più diffuse nei boschi e nelle zone ruderali d'Italia. Di origine americana, in relativamente poco tempo è divenuta una pianta talmente invasiva da arrivare a caratterizzare buona parte del territorio. Alcune ricerche hanno stimato che la sua velocità di espansione spaziale può essere di 1-3 m per anno così che la sua area di diffusione aumenta rapidamente. La sua capacità ad occupare gli spazi vitali della flora locale rende questo albero una seria minaccia alla biodiversità delle aree naturali. Per gli stessi motivi l'eradicazione della pianta è molto complicata. Attualmente sono in corso di perfezionamento metodi di “controllo mediante utilizzo” dell'albero. Le caratteristiche del legno di robina si prestano bene per la realizzazioni di mobilio e, in generale, per la combustione. In passato infatti la falsa acacia forniva ottimo legno da carbone e da costruzione, mentre la pianta in vita era largamente utilizzata per il consolidamento dei versanti e per la divisione dei campi. Nella medicina popolare se ne faceva uso per via delle sue proprietà antispastiche, diuretiche, emollienti e lassative. In realtà l’automedicazione con la robinia deve essere praticata con molta cautela: tutte le parti, ad eccezione dei fiori, contengono sostanze tossiche.

Descrizione morfologica
Albero deciduo alto fino a 20-25 m, talvolta cespuglioso. Fusti eretti, spesso biforcati, molto ramificati, rami lisci, legno giallastro, corteccia rugosa grigio-bruna e incisa da solchi verticali e profondi. Fusto (parte alta) e rami sono provvisti di spine robuste simili a quelle delle rose. Sistema radicale ampio e profondo (5-7 m). Foglie decidue, alterne, imparipennate, foglioline disposte in 3-10 coppie su racemo rossiccio, brevemente picciolate, di forma ovale, a margine intero, di colore verde pallido, glabre. Infiorescenze a racemi penduli lunghi 10-20 cm, fogliosi alla base. Fiori abbondanti, calice vellutato, largamente campanulato, verde-chiaro e pubescente; corolla papilionacea, bianca più raramente rosa (i fiori degli esemplari femminili sono intensamente profumati e ricchi di sostanze zuccherine). Frutti a baccello, lunghi 5-10 cm, lisci, coriacei, appiattiti, alati, deiscenti, di colore bruno-nerastro a maturità, persistente sull'albero fino ad inverno inoltrato; semi reniformi, da 3 a 10, molto duri e di colore bruno.

Nota ecologica
Robinia pseudoacacia possiede una notevole capacità di adattamento: vegeta in tutti i suoli ad eccezione di quelli eccessivamente secchi o eccessivamente compatti o non drenati. Tende a formare dense boscaglie nelle radure forestali, sulle pareti rocciose, nei terreni incolti e lungo le scarpate, i sentieri, gli argini, dalla pianura fino a 1.300 m sulle Alpi e fino a 1.500 m in certe zone del sud. Tollera temperature minime fino anche -23 °C ed è in grado di resistere a periodi di gelo prolungato grazie alla posizione protetta delle gemme e per l’entrata tardiva in vegetazione. Al contrario, mal sopporta periodi prolungati di siccità: in condizioni di maggiore aridità tende a vegetare con portamento arbustivo. Nonostante produca generalmente una grande quantità di semi, 35,000-77,000 per kg, la robinia possiede un'estrema facilità di rinnovamento agamico tramite polloni che di solito vengono emessi in seguito a tagli o grosse mutilazioni della parte aerea. Questa facoltà di propagazione vegetativa è resa efficace grazie all'elevato numero di polloni emessi che possono raggiungere i 10000 per ettaro. In Italia la foliazione inizia in aprile, i fiori compaiono da fine aprile a giugno e i frutti maturano in settembre-ottobre. La caduta dei semi avviene a partire dall’autunno. Forma biologica: fanerofita arborea.

Contestualizzazione nella problematica ambientale della campagna
La robinia è un albero proveniente dagli Stati Uniti orientali. Grazie alle sue capacità di colonizzare aree degradate e di migliorare la fertilità del suolo, ha registrato un notevole ampliamento del proprio areale sconfinando in Canada, America del Sud, Europa, Africa settentrionale, Asia e Oceania, tanto che attualmente l’estensione mondiale delle superfici con Robinia pseudoacacia ammonta a 3.2 milioni di ettari. Si stima che tra il 1958 e il 1986 la superficie occupata da questa specie sia aumentata di circa l’868%, e oggi viene considerata come la seconda specie più abbondante tra le latifoglie arboree decidue nel mondo. In Italia compare per la prima volta nel 1662 quando venne messa a dimora presso l’Orto Botanico di Padova. La diffusione sul territorio nazionale comincia nell’Ottocento, quando viene impiegata per alberature e per il rivestimento di scarpate lungo strade e binari ferroviari. Da allora grazie alle sue capacità di insediamento in situazioni edafiche difficili, alla sua efficace propagazione per via vegetativa e al suo rapido accrescimento, la robinia è diventata a tutti gli effetti una specie invasiva. Negli stadi iniziali di biocolonizzazione di un sito, i densi popolamenti di robinia limitano l'insediamento delle altre specie pioniere, mentre nelle fasi serali successive inibiscono la crescita delle specie da sottobosco. In entrambi i casi la fissazione dell'azoto atmosferico operata dal sistema radicale (fondamentale per consentire alla pianta l'occupazione di diversi tipi di suolo) grava sfavorevolmente sullo sviluppo delle specie azoto-sensibili (l'elevata concentrazione di azoto nel suolo è un fattore limitante per le specie adattate a crescere su terreni magri). Ad oggi, soltanto l'adozione di misure preventive e di adeguati piani di controllo integrati sembrano essere in grado di arginare l'ulteriore diffusione della specie. La Robinia pseudoacacia è così chiamata in onore di Jean Robin (1550-1629), erborista e farmacista dei re francesi, che aveva avuto l’incarico di realizzare un orto botanico per uso farmacologico per la facoltà di medicina sull’isola di Notre Dame di Parigi. I semi di robinia, provenienti dall’America, erano capitati nelle sue mani nel 1601. Robin li piantò e ne ottenne dei bellissimi alberi ornamentali, divenuti in poco tempo di gran moda e ben presto diffusi in tutta Europa. Si narra che Alessandro Manzoni piantò una robinia nel giardino della sua villa di Brusuglio in Brianza e in seguito ne consigliò l’uso per il rimboschimento e il consolidamento dei pendii collinari del territorio circostante. Il nome specifico invece è dovuto alle coppie di spine presenti alla base della foglia che ricordano alcune specie del genere Acacia.

Specie simili
Robinia pseudoacacia  L.

Caratteristiche distintive
Foglioline ovate e di color verde chiaro. Infiorescenze in racemi penduli. Fiori di colore bianco crema, raramente rosa. Baccelli dritti. 

Specie simili
Robinia hispida L.

Caratteristiche distintive
Foglioline pennate e di color verde scuro. Infiorescenze papilionacee (a forma di “farfalla”). Fiori di colore rosa intenso. 

Specie simili
Robinia viscosa Vent.

Caratteristiche distintive
Fiori rosa pallido. Infiorescenze e frutti appiccicosi. 

Specie simili
Gleditsia triacanthos L.

Caratteristiche distintive
Foglioline e spine in maggior numero. Fiori più piccoli. Piccioli lunghi, appiattiti e leggermente alati. Baccelli contorti.

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LIFE13 ENV/IT/842

Progetto CSMON-LIFE, Cofinanziato dalla Commissione Europea nell’ambito del Programma LIFE+.